Avevo promesso di raccontare su questo blog tutte le novità inerenti alla mia professione, ma ora che sto per ripartire e affrontare un viaggio in Spagna mi torna in mente uno dei primissimi viaggi. Mi capita di ricordarlo spesso prima di una partenza, mi chiedo se il viaggio imminente sarà all’altezza… e ho pensato che non posso non condividerlo con voi.
All’inizio della mia carriera mi proposero di seguire la creazione di un nuovo locale all’interno di un frutta e verdura di Nairobi.
“Nairobi? Quella Nairobi là?”
Rimasi un attimo basito vista la distanza, ma allettato da quella meravigliosa possibilità non potei rifiutare. Confesso a posteriori che fu un viaggio massacrante, ero partito con la febbre (non potevo disdire un viaggio così articolato) alle 12 del Lunedì e riuscii a mettere piede in hotel solamente alle 20 del Martedì. Bologna-Roma > Roma-Qatar > Qatar-Nairobi.
Dall’aeroporto all’hotel passando attraverso un’infinita radura con una classica jeep verde, da paesaggi sterminati a un piccolo villaggio di una povertà assoluta. Da qui dopo aver avuto tutte le informazioni su ciò che avrei dovuto creare in questa nuova gelateria partii alla volta della capitale con Alberto, un simpatico romano sui 70 anni che ha scelto di vivere da quasi 30 anni in quella terra così strana e colma di contrasti e controsensi. Ero sorpreso da quei viaggi in macchina in cui si passava da isolati ricchissimi e pieni di verde da riempire gli occhi ad angoli brulli e ricchi di povertà.
Nella capitale vi sono diversi centri commerciali che sono veri e propri luoghi di aggregazione, in cui si può circolare liberi e sicuri viste le numerose rapine che accadono lungo le strade. All’interno vi si trovano poi ristoranti, bar, birrerie e negozi frequentati da persone di tutte le etnie compresi numerosi italiani. Ho conosciuto tantissimi italiani in quei 12 giorni, girando per mercati alla ricerca di prodotti tipici locali, e la domanda ricorrente era sempre: “Come va in Italia?”
Tutti si trovavano lì per lavoro… partiti per solo un breve periodo al rientro in Italia venivano colpiti dal Mal d’Africa, e non potevano fare a meno di tornare in quel paese in cui splende un sole diverso, il più rosso che io abbia mai visto e riesca a ricordare.
Il primo giorno di lavoro entrai spaesatissimo in questo enorme locale stracolmo di ananas, maracuja giganti, mango e frutta esotica dal profumo avvolgente mai vista prima. Tantissime persone lavoravano negli angoli di questo negozio, signore indaffarate a fare biscotti, ragazzi che tagliavano intere casse di frutta che sarebbero finiti in succhi dagli abbinamenti più strani e fantasiosi… e da quel giorno, anche in gelato.
In questo piccolo laboratorio di gelateria improvvisato e rimediato io e “Mama Africa” (così soprannominai la ragazza che fu scelta e mi avevano affidato per imparare a piccoli passi l’arte del preparare gelati) abbiamo creato gelati e sorbetti di frutta davvero gustosi.
Si improvvisava scegliendo fra i frutti più disparati che arrivavano ogni mattino da quei vecchi furgoni scassati e impolverati.
Inutile dire che ogni volta che usciva un nuovo gusto gelato, la curiosità da parte non solo dei clienti era tantissima. Soprattutto da parte dei lavoratori del locale, non mancava mai occasione per “rubare” una palettata di gelato direttamente dal mantecatore.
La ricordo –senza esagerare– come una delle esperienze più belle ma anche talvolta difficile che mi sia capitata in questo lavoro.
Vedere tanta povertà ai margini di una città apparentemente ricca, in cui sorgono case bellissime ma recintate e sorvegliate da guardiani privati lascia veramente l’amaro in bocca ad un europeo.
Ho portato via ricordi bellissimi da questo viaggio, compresi una decina di herpes alle labbra, dovuti alla mia febbre che non era mai cessata durante tutti i giorni di permanenza.