Vi sono di quelle storie troppo belle da raccontare, soprattutto quando i protagonisti fanno parte della mia vita da sempre.
Una è colei che mi ha trasmesso la voglia di creare e di mettermi sempre in gioco, si chiama Maria ma io e mia sorella Elisa la chiamiamo semplicemente mamma. L’altra si chiama Rosetta ed è stata la nostra prima complice, compagna di giochi e di lunghi pomeriggi al parco.


È il racconto di un’amicizia che dura da sempre, nata nella bella Cesena dei primi anni ‘70 e cresciuta come in una favola tra leccornie, boeri e stecche di cioccolata.
Vi ricordate della mitica “La Dolciaria Savio” prima e unica cioccolateria della cittá?
Il mio ricordo si ferma alla metà degli anni 90 nei racconti di Rosetta e Maria che, insieme ad altre ragazze, collaboravano nell’azienda della famiglia Coco producendo uova e campane di Pasqua.
E chi non si ricorda di quelle belle gallinelle di cioccolato arricchite da piccole uova di zucchero adagiate in piccole ceste di vimini?
Di queste ultime ho il ricordo di come fosse bello vederle esposte nei negozietti di dolciumi nei viottoli di Cesena e della mia felicità quando avevo la fortuna di trovarne una a casa della nonna.
Mi ha aiutato a ricostruire tutta la storia Maria Stella che, insieme ai suoi fratelli Sabrina, Marco e la mamma Ada, sono i custodi di questi dolci ricordi.
Tutto nacque fine anni ‘50 quando i loro nonni materni nella zona di Porta Trova, diedero vita ad una piccola latteria che, come spesso capitava in quegli anni, fungeva anche da gelateria.
Da una piccola finestra affacciata verso il cinema all’aperto “Arena Lux” venivano così serviti i primi gusti gelato in città.
Foto gentilmente fornita da: Gruppo Facebook Cesena di una volta.
Qui nacquero in modo del tutto artigianale tra mille difficoltà i primi Boero, quei cioccolatini al liquore con ciliegina avvolti in quella carta rossa che io utilizzavo per colorare le lampadine della mia stanza ed inondarla di luce colorata.
In qualche bar di paese è ancora possibile trovarli, ma anni fa era consuetudine vederli impilati nel loro dispenser a vortice.
Era bello tentar la fortuna sperando di trovare all’interno il tagliando fortunato per vincerne almeno uno.
Mia mamma mi ricorda che ne venne creata anche una versione speciale “alla nocciola” e di quanto fosse buonissima.
Venivano consegnati insieme ad altri dolciumi da furgoncini ambulanti che girando per la città catturavano l’attenzione di tutti i bambini.
Nel fiorire di quegli anni non mancava l’intraprendenza e dopo pochi anni si trasferì in viale Abruzzi, vicino allo stadio cittadino, dove Ada e Salvatore iniziarono insieme una nuova avventura.


Da lì il profumo di cioccolato iniziò a sentirsi anche nelle botteghe e supermercati di tutta la Romagna.
Erano tantissimi i blocchi di cioccolato che venivano scaldati e temperati nei primi macchinari arrivati nel loro laboratorio artigianale.
La “stagione del cioccolato” iniziava nel primo periodo invernale, si incominciava producendo cioccolatini e dolcetti di Natale fino ad arrivare alle uova di Pasqua.
Mentre mia mamma versava il cioccolato caldo negli stampi di varie forme e dimensioni, veniva messa la sorpresa all’interno e Rosetta le avvolgeva di sfavillante carta lucente e nastrini.
La paura più grande era quando si dovevano incartare quelle giganti che venivano messe in palio nelle ruote a premi dei Circoli o nei tornei dei Bar affollati durante le festività.
“Sia io che tua mamma” – racconta Rosetta – “eravamo più piccole delle Uova e la paura di farle cadere era davvero tanta.”
Maria Stella ricorda benissimo di non aver mai sentito litigare i propri genitori e mi racconta del bellissimo rapporto che si era creato con tutte queste ragazze che salutavano ai primi caldi di primavera per poi aspettarle alle prime giornate fredde.
Difatti quasi tutte si adoperavano nei mesi estivi lavorando in riviera o in campagna per poi ritrovarsi insieme ogni anno.
E se qualcuno pensa che tutto quel cioccolato potesse stancare si sbaglia di grosso, si respirava talmente aria di casa che spesso al pomeriggio la nonna scendeva al piano di sotto con la cioccolata in tazza, e nelle giornate di lavoro più lunghe preparava per tutti le lasagne in pausa pranzo.
Dopo la Pasqua del 1996 come tutte le favole arrivò il finale e vennero prodotte le ultime creazioni di questa eccellenza tutta cesenate.
Sono passati ormai cinquant’anni da quando quelle ragazze passavano i loro inverni in cioccolateria ma tuttora ricordano sempre con affetto quei momenti vissuti “da Coco”.
Erano anni in cui il cioccolato che veniva lavorato era principalmente fondente, poi arrivò quello al latte e quello bianco.
Ora noi abbiamo la fortuna di poter scegliere tra tantissime varietà e cultivar monorigine, possiamo creare il nostro blend preferito mescolando pistacchi, mandorle e nocciole, ma ciò che non cambierà mai sarà la manualità e la corretta tecnica per lavorare a mano il cioccolato.
Saranno i racconti che ho sempre ascoltato, sarà la mia continua voglia di sperimentare, ma non vedevo l’ora di creare le mie Uova di Pasqua ed invitare le due “esperte” nel nostro Laboratorio.
I tempi passati non torneranno più ma la cosa più bella che possiamo fare è mantenerne vivi i ricordi.